Pedro Almodovar: lezioni di regia Di Mauro Ponti “Un paio di volte ho incontrato studenti, soprattutto nelle università americane, e ho risposto alle loro domande sui miei film. Mi ha colpito notare che evidentemente il mio cinema non assomigliava affatto a ciò che i docenti avevano insegnato loro. Si vedeva benissimo che erano confusi, non perché le mie risposte fossero complesse, ma al contrario perché erano semplici. Credevano che avrei rivelato loro ogni genere di regola precisa e a lungo meditata, ma in realtà non è così. Potrei citare centinaia di esempi per dimostrare che è possibile fare un buon film trasgredendo tutte le regole”. Non poteva cominciare nel modo migliore la nostra intervista a Pedro Almodovar, uno dei più grandi registi del nostro secolo. Ci ha dato appuntamento a Barcellona, in un ristorante italiano della Avenida Gaudi, ad un passo dalla Sagrada Familia, dove Almodovar mangia con appetito un piatto di lasagne. Sinceramente ci saremmo aspettati un luogo diverso ma lo stupore nasce da alcune rivelazioni che il maestro ci fa durante l’intervista e che hanno il sapore dello scoop. Ci parli della magia del set “Il set è contemporaneamente l’aspetto più concreto e più instabile del cinema. È il luogo in cui vengono prese tutte le decisioni ma anche quello dove tutto può accadere, per il meglio o per il peggio. Spesso si parla di pre-visualizzare le scene, e alcuni registi sostengono di avere in mente l’intero film fin dall’inizio. Ma in questo caso un gran numero di cose salta fuori solo all’ultimo minuto, e spesso è l’improvvisazione e la causalità che determinano le riprese. Il primo esempio che mi viene in mente è la scena dell’incidente d’auto in Tutto su mia madre, si tratta di una soggettiva in cui la macchina da presa prende il punto di vista del ragazzo, passa sopra al tettuccio dell’auto e poi precipita a terra. Alla fine questa è probabilmente una delle sequenze più potenti del film, e tuttavia non era programmata. In realtà è nata da un mio errore: avevo la videocamera accesa e ho attraversato la strada senza guardare, per fortuna che la videocamera non si è rotta ed io me la sono cavata con qualche giorno di ricovero. Un altro esempio è quello di Donne sull’orlo di una crisi di nervi: quel film l’ho girato senza una sceneggiatura, in realtà avevo scritto un canovaccio e avevo lasciato molta libertà agli attori. Così ad un certo punto non sapevo più come continuare il film e le riprese erano ferme. La troupe non sapeva cosa fare ed il tecnico del suono ci ha fatto uno scherzo mettendo l’intera bottiglietta di sonnifero nel gazpacho che stavamo mangiando. Abbiamo dormito per due giorni di seguito ma alla fine mi è venuta l’idea di riproporre la cosa nel film e le riprese sono ricominciate senza il tecnico del suono che è stato licenziato. Potrei citare altri esempi, da Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio” a “la legge del desiderio”, da “Tacchi a spillo” a “La mala educacìon” in pratica in tutti i miei film tutto è dovuto al caso. Non sapevamo che le piacesse la cucina italiana “Ma io sono di origini italiane! Anzi vi devo rivelare un segreto: io sono italiano, mi chiamo Pietro Almodovari, da giovane volevo sfondare in Italia ma il cinema italiano è pieno di bravi registi: Antonioni, Bertolucci, Zeffirelli, Avati, I fratelli Taviani, Monicelli e tanti altri, così ho deciso di andare in Spagna, dove dopo Bunuel c’era il vuoto. Mi sono cambiato il nome, ho imparato a parlare spagnolo e poi il resto è venuto da se.” Quindi lei ha la cittadinanza italiana “Certo! Sono nato a San Giovanni Valdarno, una cittadina di circa ventimila abitanti della provincia di Arezzo” Non la conosciamo “Ma è una città molto importante del centro Italia” E perché è così importante? “Perchè San Giovanni Valdarno è la città natale di Antonio Fabbrini, uno dei registi più innovativi di questi ultimi anni. Le dico soltanto che il 23 aprile ci sarà la proiezione del suo ultimo corto “Radio Campo dei Miracoli” e io sarò in prima fila a vedere il film di Antonio, un regista da cui io stesso ho imparato tanto”. Si conclude così l’intervista al grande maestro spagn….. italiano, con la curiosità di vedere questo nuovo cortometraggio di Antonio Fabbrini: “Radio Campo dei Miracoli ” che sarà proiettato mercoledì 23 aprile 2008 al Teatro Masaccio di San Giovanni Valdarno in occasione del Concorso Nazionale “Premio Marzocco 2010”. Marzo 2008: Su “Cinema 2000” in un articolo di Mauro Ponti che parla di Antonio Fabbrini. HOME Il miracolo del latte Un fisico statuario Troppe papere nel laghetto